"Propr. H. De Forest B., attore statunitense. Icona maschile del cinema classico hollywoodiano, sicuramente il più citato nella storia del cinema (da J.-L. Godard a W. Allen), mito intramontabile di molte generazioni femminili per il suo personaggio di «tough guy» (duro) dall'animo sensibile; è destinato dal padre medico a seguirne le orme, ma si fa espellere dalla scuola e si arruola in marina dove, in seguito a un'esplosione, si procura una leggera ferita al labbro superiore e un conseguente piccolo difetto di pronuncia delle «s» (blesità), che rimarranno tratti caratteristici del suo volto e della sua recitazione. Inizia a calcare le scene nel teatro di un amico di famiglia nei primi anni '20, e nel 1930 debutta in un corto cinematografico, ma senza successo. Per qualche anno si divide fra teatro e piccole apparizioni sullo schermo, poi nel 1934 ottiene un ottimo successo in palcoscenico nella parte del gangster Duke Mantee in La foresta pietrificata e il suo partner, L. Howard, lo impone per lo stesso ruolo nella versione cinematografica di A. Mayo del 1936. La sua convincente interpretazione, che caratterizza la figura del fuorilegge in modo diverso rispetto ai modelli precedenti, gli vale un contratto a lungo termine con la Warner e in cinque anni gira 28 film (fra cui alcuni B-movies) riproponendo spesso lo stesso personaggio che arricchisce via via di sfumature. Unica eccezione è Le cinque schiave (1937) di L. Bacon, in cui è un giovane ma determinato avvocato idealista, ruolo che gli serve per sviluppare in seguito il suo personaggio di uomo disincantato e controcorrente, ma ancorato a una propria ferrea morale personale. La svolta nella carriera arriva nel 1941 con l'interpretazione di Earle, il gangster di Una pallottola per Roy di R. Walsh, personaggio violento e cinico ma sensibile, braccato dalla polizia nella sua solitudine fisica e morale, che diventa il prototipo di tutti i difensori della giustizia che interpreterà nel corso della carriera, a partire nello stesso anno dal detective Sam Spade del noir Il mistero del falco di J. Huston e soprattutto con l'apparentemente cinico e amorale Rick (nomination all'Oscar) nel celeberrimo Casablanca (1942) di M. Curtiz: dolente e altruista eroe che non vuol sembrare tale e sacrifica il suo amore, il benessere – e forse anche la vita – per la causa antinazista. Consacrato come nuovo eroe romantico dello schermo e affettuosamente soprannominato «Bogey», si ripresenta nelle stesse vesti in Acque del Sud (1944) di H. Hawks, film «galeotto» nel corso del quale incontra L. Bacall che diventa sua compagna (la quarta e ultima) nella vita e ideale partner in una serie di altri film noir (La fuga, 1947, di D. Daves; L'isola di corallo, 1948, di J. Huston) fra i quali spicca Il grande sonno (1946) ancora di H. Hawks, tratto dal romanzo di R. Chandler, in cui offre una efficacissima caratterizzazione del detective Marlowe, al limite dell'autoironia, con cui dovranno misurarsi tutti gli attori che interpreteranno lo stesso personaggio (R. Mitchum, E. Gould ecc.). Personalità anticonformista anche nella vita, nel 1947 partecipa, insieme alla moglie, a una marcia di protesta contro la caccia alle streghe del maccartismo. Negli anni successivi, sempre mantenendo fede al suo personaggio di uomo disincantato ma vincolato a una ferrea morale, interpreta film di vario genere. Fra i ruoli drammatici, Il tesoro della Sierra Madre (1948) di J. Huston, in cui è un avventuriero in cerca d'oro, I bassifondi di San Francisco (1948) di N. Ray, nel quale ripropone con maggiori approfondimenti psicologici e coscienza sociale il personaggio dell'avvocato difensore dei maltrattati dalla vita e dalla società, La contessa scalza (1954) di J.L. Mankiewicz, in cui è uno sfiduciato regista che perde la battaglia per l'attrice di cui s'innamora. Mette a profitto le sue antiche esperienze di marinaio in L'ammutinamento del Caine (1954) di E. Dmytryk e nell'ironico-avventuroso La regina d'Africa (1951) di J. Huston, in cui è Charlie Allnut, proprietario di un vecchio battello che viene convinto da una missionaria (K. Hepburn) a fare la guerra ai tedeschi, da solo con la sua imbarcazione (interpretazione fine e calibrata che gli vale il suo unico Oscar). Si mette alla prova anche nella sophisticated comedy con Sabrina (1954), uno dei capolavori romantici di B. Wilder, nel quale è un multimilionario che, pian piano e senza rendersene conto, s'innamora della figlia del suo autista, che in precedenza spasimava per suo fratello. Ritorna a interpretare un fuorilegge in fuga in Ore disperate (1955) di W. Wyler, mentre in Il colosso d'argilla (1956) di M. Robson, suo ultimo film prima della morte per un cancro alla gola, è un uomo che riguadagna la fiducia in sé stesso e nei suoi antichi ideali, dopo che il corrotto mondo della boxe gli aveva fatto scendere tutti i gradini della degradazione morale. (rcp)"